Cap.37 La rapina
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Andy era scappato senza lasciare tracce. Si sentiva in colpa, per aver lasciato Provenza in una situazione difficile e pericolosa. Aveva capito che era in pericolo, ma che volessero ucciderlo, bè, questo non lo immaginava lontanamente. Era spaventato e doveva far perdere le sue tracce. Girò in lungo e in largo per un paio di ore, quando fu più che sicuro che nessuno lo stesse seguendo, cercò un telefono pubblico e chiamò l’ospedale più vicino al luogo dove avevano avuto l’incidente: doveva conoscere le condizioni di Provenza. Era stanco. Lo fecero attendere, erano riluttanti a dare notizie al telefono, decise di lasciar perdere e di sparire, sarebbe andato in ospedale di persona da Provenza, in un secondo tempo.
Spense il cellulare e controllò quanti contanti avesse. Andò in un supermercato e comprò un cappellino, occhiali scuri, una polo blu e un giubbotto nero. Arrivò alla cassa per pagare, vide delle sigarette con l’accendino, le prese e comprò una bottiglietta d’acqua, pagò e uscì di fretta.
Doveva trovare un posto per la notte, conosceva un’affittacamere economico, così decise di andare lì per la notte. Si cambiò, si mise il giubbotto, il cappellino e gli occhiali scuri. In un sacchetto lasciò: distintivo, chiavi di casa, cellulare spento e tutte le carte di credito. Prese un taxi e si diresse all’ospedale S. Leo.
Era il Pronto Soccorso più vicino al luogo dell’incidente, andò al banco delle infermiere e chiese informazioni, fece vedere il distintivo e gli indicarono la stanza, dove Provenza era degente. Sarebbe rimasto in ospedale fino al giorno seguente in osservazione, le sue condizioni non erano gravi. Si guardò intorno, non c’era nessuno, poteva entrare e controllare che il suo amico stesse bene, come gli avevano confermato al banco infermieri.
Provenza stava riposando, aveva la gamba destra leggermente sollevata, quella ferita. Ricordò quei momenti frenetici: lo scontro, la raffica di proiettili, la macchina incidentata, lui che usciva dalla macchina e guardava Provenza incastrato dalla cintura di sicurezza. Erano stati fortunati, anche se Provenza … era ferito, però non era nulla di grave. Alcuni macchinari emettevano dei lievi ronzii, Provenza stava riposando. Si avvicinò al letto, sorrise, felice di vedere che l’amico era tutto intero. Prese il sacchetto che aveva preparato e lo mise vicino alla mano di Provenza, gli fece un cenno di saluto e uscì. Si dileguò e come un’ombra sparì nel buio della notte di L.A. Il poliziotto di sorveglianza di Provenza, tornò dalle macchinette con un bicchiere di caffè, si guardò intorno e vide che era tutto tranquillo.
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Sharon era a casa, sentiva che era vuota, senza Andy. Si sedette sul divano e abbracciò un cuscino, erano già diversi giorni che erano separati e sentiva la sua mancanza.
Aveva dormito con la maglietta bianca di Andy, per sentire il suo odore e sentirlo vicino, ma appena chiudeva gli occhi, le tornavano alla mente le fredde parole pronunciate in ospedale, lo sguardo arrabbiato, il disprezzo nei suoi confronti. Le aveva fatto molto male, ma Andy non ricordava nulla … avevano fatto tanta strada insieme e ora erano tornati indietro di anni... Quando era tornato alla Crimini Maggiori non l’aveva degnata di uno sguardo, quando si erano visti, Andy aveva un’espressione confusa, smarrita. Provenza le aveva raccontato che Andy ricordava che lei fosse ancora a capo del FID! Le aveva raccontato che Andy aveva chiesto in merito ad una donna, perché ne aveva visto la presenza in casa sua, però non ricordava nulla. Se da un lato questo la consolava, dall’altro, la costringeva ad una malinconia e tristezza infinita. Lacrime calde scendevano dal viso, non sapeva come affrontare questa nuova situazione, si sentiva sola, abbandonata.
Adesso Andy era scomparso, sperava di trovarlo al più presto, temeva per la sua sicurezza, sapeva che correva una grave pericolo. Il Dipartimento di polizia e l’FBI avevano diramato un comunicato di ricerca per il tenente Flynn, prima o poi lo avrebbero trovato e allora le cose sarebbe diventate complicate.
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Andy aveva vagato senza meta per un giorno intero, aveva passato un intero pomeriggio in un night club, seduto ad un tavolo a far finta di guardare le ballerine di Lap Dance, fumava e beveva e si guardava intorno, sospettoso con tutti. Si sentiva strano, fuori luogo, sapeva che l’avrebbero cercato, così, verso sera, si spostò per cercare un posto dove passare la notte. Doveva essere prudente e tenere un profilo basso, per passare inosservato.
Era ancora spaventato per quello che era successo, ma doveva reagire, doveva ragionare e decidere cosa fare. Più di una ragazza si era fatta avanti per cercare compagnia, ma aveva declinato l’invito, non voleva la compagnia di nessuna donna, continuava a chiedersi chi fosse la donna che era nella sua vita, a chi appartenesse quell’intimo così sexy …
Era affamato, erano due giorni che non mangiava e si nascondeva. Non era riuscito a dormire, aveva dei flashback che lo tormentavano, continuava a rivedere quell’uomo che gli puntava la pistola, un lampo di fuoco e poi il buio. Aveva lasciato l’affittacamere, non si sentiva sicuro, dopo un paio di notti, decise che era meglio spostarsi. Aveva finito i soldi e non aveva nulla, aveva lasciato le carte di credito da Provenza, insieme al cellulare, al distintivo e a tutto quello che poteva ricondurre a lui, per non lasciare tracce del suo passaggio.
Vide un diner, aveva bisogno di mangiare e di recuperare una macchina, non poteva continuare a scappare a piedi, non sarebbe andato lontano. Non c’erano telecamere, almeno non ne vedeva installate tutto intorno. All’interno del locale, c’era poca gente, sperava di non dare troppo nell’occhio. Si avvicinò e vide una macchina parcheggiata nel posto riservato ai dipendenti, guardò furtivamente nel diner e vide che c’era solo una cameriera.
Entrò e disse che voleva mangiare, la cameriera sorrise e lo fece accomodare. Era una ragazza graziosa e sorridente. Si mise in un posto isolato, in fondo al locale, dove poteva vedere il parcheggio e la macchina che voleva rubare. La cameriera gli servì uova, bacon e pane e divorò tutto quanto, era affamato. Bevve del caffè e si guardò in giro, c’erano solo tre avventori annoiati, non voleva rapinare quel diner, ma non aveva altra scelta. Si schiacciò il cappellino ancora di più sul viso e alzò il bavero del giubbotto, gli occhiali scuri terminavano la sua tenuta da rapinatore di diners.
Andy si vergognava di quello che stava per compiere, ma era in uno stato di necessità. Aveva chiesto della macchina parcheggiata nel posto dipendenti e la ragazza aveva sorriso, dicendo che il padre le aveva regalato una macchina usata per andare e tornare dal lavoro. Sorrise, si sentiva un verme ad agire in quel modo, si odiava per quello che aveva in mente di fare. Terminò di mangiare, si avvicinò alla cassa e disse alla ragazza con calma di dargli l’incasso e le chiavi della macchina. Gli occhi della ragazza lo fissarono, si riempirono di lacrime di rabbia. Stava per dire qualcosa, quando Andy mostrò la pistola, le fece cenno di tacere, senza troppo clamore, la ragazza capì e gli diede il poco incasso che aveva e allungò le chiavi della macchina. Andy salutò con un cenno e si avviò verso l’uscita, sperando che nessuno tentasse di fermarlo. Uscì e andò di corsa alla macchina e andò via, dileguandosi.
Guidò per un paio di ore, senza una meta definita, quando fu sicuro che nessuno lo stesse seguendo, accostò e controllò quanti contanti aveva rubato. Meno di cinquanta dollari, forse poteva stare una notte in un motel, nulla di più. Voleva dormire, era stanco, tutti quegli incubi e quei continui flashback, lo tormentavano. Riprese a guidare e lungo la strada vide un motel, era stanco, si fermò e prese una camera, aveva bisogno di riposare. Parcheggiò l’auto sul retro del motel, dava meno nell’occhio e chiese una camera che dava la finestra, dietro il motel, una possibile uscita sul retro, come estrema via di fuga.
Quella camera era avvilente, triste. Si buttò sul letto e cercò di riposare, ma il sonno fu tormentato. Quando si svegliò era notte fonda, sudato e agitato. Aveva fame e sete. Si guardò intorno, il posto era squallido, però almeno non lo avrebbero cercato in un posto così misero. Dall’altra parte della strada c’era un 7eleven, in giro non c’era anima viva. Mise il cappellino e gli occhiali scuri e andò a comprare qualcosa da mangiare e bere. Tornò al motel, mangiò velocemente quanto aveva acquistato: patatine e snack, una birra. Aveva un aspetto trasandato, sorrise amaramente, non sembrava più lui: barba lunga, occhiaie e sguardo spento. Stava proprio di merda!
Si sdraiò sul letto, ripensò al profumo di donna che aleggiava nel suo appartamento, chi mai poteva essere?! Scarpe con il tacco e intimo di pizzo mozzafiato, wow doveva essere un vero schianto. Con questo pensiero si addormentò, sperando di svegliarsi e di ricordare il volto di una donna.
“Ciao tesoro, ti sono mancata?” Disse una voce dietro le sue spalle. Andy si guardò intorno, era a casa sua, in bagno, nella vasca da bagno, immerso nel bagnoschiuma al gelsomino. Le luci erano soffuse, l’unica luce era data da tante candele che rendevano l’atmosfera romantica. Sentì il corpo della donna entrare nella vasca dietro di lui, sgranò gli occhi sorpreso, si spostò in avanti e lei si sedette. Sentiva il suo calore, il profumo di gelsomino era nell’aria, due mani sinuose accarezzarono il suo corpo.
“Perché non ti rilassi, sei così teso …” Una spugna intrisa di bagnoschiuma fu schiacciata sulla sua spalla e scese fino al petto, un tocco delicato. Vide una gamba allungarsi accanto al suo fianco, sexy e mozzafiato, rimase imbambolato, quelle gambe erano bellissime, le aveva già viste e sapeva a chi appartenevano. Sentì il viso di lei, appoggiarsi al suo viso, pelle a pelle, morbido e sensuale. Sentiva il respiro, due labbra che baciavano la spalla e il collo, fino a salire al viso. Il suo respiro divenne più calmo, tranquillo. Voleva girarsi e guardare il volto di quella donna, che lo stava facendo sentire bene. Fece per voltarsi e…
Si svegliò sudato e agitato, non era a casa, non era nella vasca da bagno con la donna che non ricordava. Si mise seduto, si guardò intorno e realizzò che era in uno squallido hotel, da solo, senza ricordare di chi fosse, quel profumo di donna.
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Continua …
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