Cap.38 Investigatrice privata
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Alla Centrale di Polizia, dopo un’altra giornata di ricerche senza alcun esito positivo, il capitano Raydor, decise di tornare a casa. Non sapeva se essere contenta oppure no: Andy non l’avevano trovato. L’FBI parlava del tenente Flynn, come di un criminale, un fuggitivo, invece era vittima di una situazione paradossale.
Sharon si sentiva in colpa per aver affidato ad Andy e a Provenza la consegna di quella maledetta richiesta di comparizione, perché da quel momento tutto era cambiato. Aveva cercato di parlare con Taylor e di convincerlo a costituire una squadra per cercare Andy, ma Taylor non voleva sentire ragioni, anzi, aveva ricordato al capitano, che dovevano collaborare con l’FBI.
Il capitano Raydor aveva sottolineato, che il tenente Flynn era in serio pericolo, perchè la malavita lo stava cercando e lo voleva morto. Taylor rimase della sua opinione e non voleva sapere altre motivazioni, chiedeva collaborazione con l’FBI, per evitare guai ai piani alti. Sconsolata, Sharon non sapeva più cosa fare, rimase nel suo ufficio, in attesa di notizie.
Le ricerche per trovare il tenente Flynn, si stavano ampliando e i mezzi messi a disposizione da parte dell’FBI erano imponenti. Il capo della polizia aveva chiamato il capitano Sharon Raydor e le aveva detto, senza mezzi termini, che la ricerca di Andy era a capo dell’FBI. Il Dipartimento di Polizia era solo di supporto. Inoltre, visto che era coinvolta emotivamente con il caso, avrebbe seguito tutto quanto il tenente Provenza, tornato in servizio.
Doveva farsi da parte e lasciare agli altri la ricerca di Andy. Non le avevano chiesto nulla: i luoghi preferiti da Andy, i gusti che aveva, oppure se c’era un posto in cui poteva sentirsi al sicuro. L’FBI contattò Nicole, per comunicarle, che il padre era nella lista dei ricercati e che avrebbe dovuto segnalare qualsiasi contatto. Nicole era sconcertata dalla richiesta dell’FBI, ma purtroppo Sharon, le confermò quanto le era stato detto. Le due donne cercarono di consolarsi a vicenda, sperando di rivedere al più presto Andy.
Il capitano Raydor tornò a casa, in Centrale si sentiva di troppo, così dopo pranzo aveva tolto il disturbo, aveva detto a Provenza di chiamarla, se ci fossero state novità. Tornò a casa e rimase sul divano, prese il cuscino e pianse. Dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si asciugò gli occhi e rimase a pensare.
“Forza Sharon, pensa, ragiona e smettila di piangere, questo non aiuterà a trovare Andy. Non ti devi abbattere, avanti, ragiona. Andy cosa farebbe in questa situazione? Devo pensare in modo diverso e agire fuori dagli schemi. I federali e la malavita stanno cercando Andy, ma se io fossi in lui, cercherei riparo da qualcuno di cui mi fido? Dove andrei? Dove sei Andy? Dove sei?” Si alzò dal divano, lasciò il cuscino su cui aveva pianto tutte le sue lacrime, si era stancata di piangere, era giunto il momento di agire.
Decise di fare qualcosa, doveva agire! Si fece una doccia veloce, si vestì: jeans, camicia di jeans, giubbotto di pelle, occhiali scuri. Prese la seconda pistola e decise di andare a cercare Andy. Lasciò un biglietto a Rusty, doveva lavorare fino a tardi, si sarebbe fatta sentire più tardi. In macchina cominciò a vagare, nel traffico della città, in mezzo a mille volti sconosciuti, si chiese dove potesse essersi nascosto Andy. Faticava a ragionare in modo lucido, i sentimenti le offuscavano i pensieri, accostò la macchina e prese fiato, doveva rimanere sul pezzo e pensare a come agire. Stava disobbedendo agli ordini, ma in cuor suo, sapeva che Andy aveva bisogno del suo aiuto, doveva arrivare prima dell’FBI e della malavita.
“Dove sei Andy?” Pensò tra sé. Doveva passare ancora in tutti i posti che Andy frequentava abitualmente, li avevano già controllati, ma aveva bisogno di cominciare da qualche parte. Fece un giro alla chiesa dove Andy andava per gli incontri AA. Entrò un momento, aveva bisogno di una pausa, aveva girato in lungo e largo per ore senza ottenere alcun risultato. Rimase in silenzio, cercando un poco di pace, cercando di calmare le emozioni, la tensione e la rabbia. Si tranquillizzò, prese fiato e ricominciò la ricerca.
“Dove sei Andy?” Pensò tra sé. “Ti vengo a cercare, aspettami amore.”
La chiamò Provenza, voleva aggiornarla sulle ricerche del Dipartimento e dell’FBI. Le chiese anche come stesse, la voce era strana. Sharon disse di non preoccuparsi, si sarebbe fatta coraggio e avrebbe atteso notizie. Lo disse in un modo, che Provenza scosse la testa, sapendo che il capitano non sarebbe mai rimasta a casa ad attendere notizie dai federali. Le disse di fare attenzione e che si sarebbero aggiornati quanto prima. Sharon sorrise, Provenza aveva capito, non sarebbe rimasta ad aspettare, ma avrebbe agito, forzando o non rispettando le regole.
Quell’uomo aveva capito, la conosceva bene, fin troppo bene. Si fermò in un diner a prendere un thè caldo, per raccogliere le idee, mentre stava bevendo, le venne in mente che sia lei che Andy, andavano in spiaggia per trovare un momento di pace e tranquillità. Certo, le spiagge di Los Angeles erano parecchie, doveva mettersi in marcia, lasciò i soldi per il thè, uscì e riprese la ricerca.
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Andy era frastornato, si sentiva fuori luogo. I flashback tornavano più frequentemente ed era sempre più angosciato, sapeva che qualcosa non funzionava. Non sapeva più dove fuggire, voleva solo trovare un poco di pace e serenità. Dopo aver vagato senza meta, senza saperlo era arrivato alla spiaggia di Pirate’s Cove beach.
Sapeva, che sotto la cima di Point Dume, c’era una belvedere sull’oceano e sperava che la vista del mare, gli desse un poco di pace. Arrivò nel tardo pomeriggio, si sedette sulla spiaggia e rimase in silenzio a guardare le onde del mare, sperando di trovare un poco di pace. Non c’era molta gente in giro, iniziava a scendere la sera e a diventare fresco.
Si strinse nel giubbotto, ripensando a quel profumo di donna che non riusciva a ricordare. Sospirò, ripensò a quello che era successo: lo sparo, l’incidente in macchina con Provenza, altri spari, la fuga e da quel momento niente era più come prima, era peggio! Non si fidava di nessuno, aveva paura che lo uccidessero e continuava a guardarsi le spalle. Aveva compiuto una rapina, rubato una macchina … cosa stava succedendo? Cosa stava diventando?! Non lo sapeva nemmeno lui, aveva paura di quello che stava facendo, stava diventando un criminale, un fuorilegge. Il prossimo passo quale sarebbe stato? Uccidere una persona per rapina, per mangiare, per difendersi? Era confuso e stanco, non aveva dormito da giorni e aveva gli stessi vestiti, ormai rovinati e sgualciti. Cosa gli stava succedendo? Non era più Andy Flynn o meglio, non sapeva più chi fosse il vero Andy Flynn.
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Il capitano Raydor girò tutto il giorno da Venice Beach fino Mahattan Beach, Long Beach, fino ad Hermosa. Stava diventando sera, Sharon pensò di essersi sbagliata, però doveva provarci lo stesso. Era stanca, demoralizzata. Arrivò a Malibù, percorse Zuma Beach e si spinse fino a El Matador Beach. Si ricordò di una volta, quando aveva parlato con Andy del Pirate’s Cove Beach, una spiaggetta nascosta, come un covo di bucanieri. Avevano sorriso entrambi e Andy aveva detto che quel luogo, sarebbe stato un ottimo posto per nascondersi, proprio come un pirata! Sotto la cima di Point Dume, c’era un belvedere sull’oceano.
Lasciò la macchina e percorse il sentiero fino al belvedere e vicino alla sponda, vide la sagoma di una persona, seduta a terra. Intorno non c’era nessuno, il sole stava tramontando e presto sarebbe diventato buio. Si incamminò per raggiungere quella figura, che sembrava assorta in mille pensieri. Si avvicinò lentamente, prese la pistola e chiamò il nome di Andy. L’uomo si alzò in piedi, rimase immobile, poi alzò le mani e senza voltarsi “Mi arrendo.” Consegnò la pistola, Sharon la prese e la controllò.
“Tenente Flynn!” Si avvicinò, senza toccarlo, aveva paura di spaventarlo. Il volto era perso nella luce del tramonto.
“Non so perché, sono venuto in questo posto, sapevo che qui, potevo stare tranquillo.” Silenzio. “Come faceva a sapere che fossi qui, capitano Raydor?” Chiese Andy voltandosi.
Sharon lo guardò, avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo e dire quanto lo amasse, invece doveva mantenere un atteggiamento diverso, duro e professionale, solo così Andy l’avrebbe ascoltata. Ricacciò indietro con fatica, tutte le emozioni: lacrime, abbracci, baci, che avrebbe desiderato regalare ad Andy.
“Tenente Flynn, ho ricevuto l’ordine di scortarla in un posto sicuro e di rimanere in attesa di nuove disposizioni, per capire come dipanare la matassa in cui si è infilato. Se mi vuole seguire, ho la macchina poco lontano. La pregherei di non opporre resistenza e di ubbidire ai miei ordini.” Sharon disse tutto quanto in modalità Darth Raydor, senza prendere fiato, ma in fondo al cuore avrebbe voluto morire, invece che parlare in questo modo proprio ad Andy.
“Visto che finirò in prigione, posso vedere la fine del tramonto, questo spettacolo è bellissimo!” Andy sospirò, sorrise in modo malinconico e si girò a guardare il tramonto.
“Certo tenente.” Sharon cercò di tranquillizzarlo, gli appoggiò la mano sulla spalla, cercando un contatto. Il sole tramontò su Pirate’s Cave e due figure si allontanarono nelle tenebre.
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Continua…
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