Cap.43 FBI
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L'FBI aveva preso in custodia Andy, lo aveva schedato, fotografato e gli avevano dato una tuta arancione da indossare. Gli misero delle manette e lo portarono in una sala per gli interrogatori. Il tenente Flynn rimase una buona mezzora da solo in sala interrogatori, sospirò varie volte e sperò di concludere al più presto tutto quanto. Entrarono tre uomini, due si sedettero difronte a lui al tavolo e il terzo gli tolse le manette e attese in fondo alla stanza in piedi. Gli fecero mille domande, doveva spiegare come aveva fatto a fuggire e a rimanere nascosto per tutto quel tempo. Volevano sapere chi lo avesse aiutato. Andy aveva chiesto di incontrare sua figlia Nicole e Sharon. Gli risposero che a tempo debito avrebbe potuto vederle, prima doveva rispondere alle loro domande e chiarire molti punti oscuri. Dopo ore di interrogatorio lo riportarono in una camera di detenzione, gli diedero del cibo e lo lasciarono solo.
Al tenente Flynn venivano imputati alcuni reati di cui doveva rispondere e doveva anche spiegare come era riuscito a scappare e a nascondersi per tutti quei giorni. Andy non voleva mettere nei guai Sharon, ma erano d’accordo che avrebbero detto la verità, solo la verità. Sharon era dal capo Howard, con altri due agenti dell’FBI e il tenente Provenza. C’erano tante domande alle quali il capitano doveva rispondere e doveva anche dare molte spiegazioni. Non aveva disubbidito agli ordini, ma in un certo senso aveva fatto di testa sua, anche se aveva convinto Andy e costituirsi.
Andy rimase a pensare, sperando di aver agito per il meglio. Sospirò e si sdraiò sul letto e cercò di riposare, era stanco, esausto di dare risposte. Riposò un poco, poi si svegliò spaventato, aveva sognato ancora quell'uomo con la pistola che gli sparava, vedeva il lampo dello sparo e poi tutto nero. Cercò di calmarsi, capì che era nei guai e sperava che Sharon lo aiutasse. Sharon fu esaustiva, si era rivelata molto più in gamba di due squadre di agenti dell’FBI che stavano lavorando al caso.
Dopo molte ora di interrogatorio, Sharon aveva risposto a tutte le domande e ai quesiti dell’FBI, era libera di andare, non aveva commesso alcun reato e inoltre aver convinto il tenente Flynn a costituirsi, era un punto a suo favore.
Sharon chiese di vedere Andy e le dissero che poteva vederlo da dietro lo specchio, al momento lo avevano portato di nuovo in sala interrogatori. Dopo essersi accertata che stesse abbastanza bene, Sharon decise di chiamare il suo amico Gavin Baker, sapeva che aveva bisogno di una voce molto autorevole e con le leggi dalla sua parte. L’avvocato Baker non si fece attendere e già in serata aveva chiesto di vedere il tenente Flynn, in quanto era diventato il suo avvocato.
Quando Flynn lo vide entrare nella sala interrogatori, fu felice, un volto amico che gli sorrideva e che chiedeva una pausa per poter parlare con il proprio cliente. Gli agenti uscirono e lasciarono i due uomini da soli. Gavin disse che Sharon lo mandava per prendersi cura dei suoi interessi e che non lo avrebbe abbandonato. Andy sorrise, era contento, anche se non ricordava di essere così amico dell’avvocato Baker, che gli spiegò come avrebbe chiesto il suo rilascio all’FBI.
Successivamente Andy ricevette la visita di Provenza, perché voleva accertarsi della buona salute del suo amico. Andy non fu di molte parole, raccontò brevemente quanto era successo, da quanto aveva deciso di darsi alla macchia. Era stanco di scappare, voleva conoscere quelle cose che non riusciva a ricordarle. L’FBI gli aveva proposto una seduta di ipnosi, c’erano buone possibilità che potesse tornare la memoria. Era ormai tarda notte quando lo riportarono nella sua stanza di detenzione, si mise a letto, era talmente stanco, che dormì male, era agitato, non aveva Sharon accanto a sé, che gli dava una sicurezza e conforto.
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Il mattino seguente, portarono Andy ad un incontro con uno psicoterapeuta per parlare con lui. Andy non si oppose, sperava che l’aiutasse a ricordare, ma per ora non erano arrivati a nulla. Aveva raccontato quanto accaduto nella casa, arrivava sempre al punto in cui si abbassava per sentire le ultime parole dell'uomo morente, un lampo di un colpo di pistola e poi il buio. Non riusciva a ricordare oltre. Il terapeuta disse che dovevano provare con l’ipnosi, visto che non ricordava nulla. Andy accettò di sottoporsi ad una seduta di ipnosi, sospirò, era confuso e stanco. Lo riportarono nella sua stanza, lo chiusero dentro e lo lasciarono solo. Gli portarono la cena e Andy capì che se non era in prigione, poco ci mancava, era triste e confuso. Voleva parlare con Sharon, sperava che lei potesse calmare la sua inquietudine.
L’avvocato Baker era già al lavoro per cercare di aiutare il tenente Flynn e portarlo fuori dalla giurisdizione dell’FBI. Dopo aver passato una notte insonne, il mattino dopo, portarono Andy per la seduta di ipnosi nell’ufficio del dottor Preston dell’FBI, era un dottore specializzato in casi di perdita della memoria, sperava di aiutare Flynn a ricordare la famosa confessione, che avrebbe incastrato il boss della malavita per sempre. L’FBI aveva dei sospetti, ma non la certezza assoluta non c’era, aveva bisogno di avere la conferma di quanto quell’uomo aveva rivelato in punto di morte a Flynn.
Purtroppo Andy non ricordava nulla di quell’evento, aveva solo dei flashback brevi e angoscianti. Ogni volta rivivere il momento in cui gli sparavano lo rendeva nervoso e spaventato. Il dottore cominciò a fare una serie di domande sulla sparatoria, Andy non era a proprio agio, era nervoso e teso. Dopo un’ora dalla seduta ipnotica, tornarono negli uffici dell’FBI, dove Flynn mise per iscritto tutto quanto e venne verbalizzata ogni sua parola, era presente anche l’avvocato Baker. Terminate queste procedure richiesta dall’FBI, l’avvocato Baker era riuscito ad ottenere la visita per Sharon.
Rimasero da soli in una sala per i colloqui. Sharon sorrise, allungò la mano per stringere quella di Andy, che sorrise e intrecciò le dita con quelle di Sharon. Sapeva che li stavano guardando e non voleva mettere in imbarazzo Sharon o in dovere di dare spiegazioni. Sharon voleva sapere se stesse bene e se avesse mangiato, come aveva riposato. Andy le raccontò la serata con Provenza, la cena, le chiacchiere e il fatto che le era mancata, voleva rivederla e stare insieme a lei.
“Mi sei mancato anche tu, spero di portarti a casa il prima possibile.”
Andy raccontò della seduta di ipnosi e delle sue perplessità in merito. Un altro terapeuta avrebbe tentato il recupero della memoria. Voleva collaborare con l’FBI, in fondo era anche suo interesse ricordare e tornare alla sua vita precedente, anche se alcune cose avrebbe preferito non saperle, come il fatto di essere un ex alcolizzato. Sharon sorrise e confortò Andy, presto sarebbero tornati insieme.
Andy aveva collaborato con l’FBI, aveva cercato in tutti i modi di recuperare quegli ultimi minuti che mancavano, ma non veniva fuori nulla. Gli dissero di rilassarsi, avrebbero mandato un altro tipo di terapeuta per farlo rilassare. Lo portarono in una saletta e gli dissero di spogliarsi e sdraiarsi su un lettino. La terapeuta abbassò le luci e cominciò a massaggiare il corpo di Andy, che era teso come la corda di un violino, si rilassò e apprezzò il massaggio. La terapeuta aveva fatto delle domande e Andy aveva risposto, ma come accadeva ogni volta, arrivato al momento della confessione dell’uomo morente, vedeva solo un lampo, lo sparo e poi il buio. Si bloccò e si innervosì, la donna cercò di farlo rilassare, ma ottenne l’effetto contrario, Andy si irrigidì e si arrabbiò, chiedendo di tornare nella sua camera.
Il giorno seguente, il terapeuta che seguiva Andy, propose di far rivivere il medesimo avvenimento e forse ci sarebbe stata qualche possibilità. Andy accettò, sperando di recuperare la memoria. L’FBI organizzò tutto quanto e la mattina seguente lo portarono nella casa della scena del crimine. C’era anche Provenza, che insieme a Flynn ripercorse tutte le tappe di quella mattinata, come dai verbali: arrivarono alla casa dell’indiziato e trovarono la porta leggermente aperta, presero armi in pugno ed entrarono. C’era silenzio, Provenza aveva chiesto supporto agli agenti. Controllarono la casa a piano terra, sembrava tutto in ordine e decisero di andare al piano di sopra, quando sentirono una serie di spari.
BOOM! BOOM! BOOM! Cercarono riparo e quando non sentirono più colpi di arma da fuoco, salirono al piano di sopra. Andy era davanti e subito dietro c’era Provenza con i due agenti, che nel frattempo erano arrivati. Si divisero e controllarono le camere. Andy entrò e si trovò davanti un uomo a terra, ferito da una serie di colpi di arma da fuoco, gridò agli agenti di chiamare i paramedici e soccorse l’uomo, cercando di fermare il sangue che usciva dalle ferite, era grave.
L’uomo spinse la testa di Andy e avvicinò l’orecchio alla sua bocca e disse le sue ultime parole, perchè presto sarebbe morto. Intanto Provenza era entrato e vide la scena, quando sentì altri colpi di arma da fuoco. BOOM! BOOM! Si allertò e disse ad Andy di rimanere con l’uomo.
BOOM! BOOM! Sentì degli altri spari, Andy capì che doveva raggiungere Provenza, fece per uscire dalla camera, appena fu sulla soglia, BOOM! Un lampo e poi tutto nero.
Andy non ricordava nulla, era sudato e respirava a fatica, rivivere quell’esperienza lo aveva spaventato e stravolto, si allontanò spaventato e non disse più una parola, era sotto shock.
Lo riportarono nella sua stanza di detenzione e lo lasciarono da solo, Andy si era chiuso a riccio. Il terapeuta non sapeva più cosa poter tentare per riaccendere la memoria di Andy, questo ultimo tentativo lo aveva sconvolto, aveva bisogno di tempo per riprendersi, aveva bisogno di calma e tranquillità.
Andy rimase da solo per parecchie ore, finchè non si aprì la porta e vide Sharon, gli disse che sarebbero andati a casa. Il capitano Raydor era giunta ad un accordo con l’FBI, avrebbe portato Andy a casa e appena avrebbe ricordato ogni cosa, sarebbero andati nel loro ufficio per riferire ogni cosa. Flynn era sotto la custodia del capitano e lei ne sarebbe stata responsabile.
“Andiamo Andy, torniamo a casa.”
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Continua …
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