CI CREDI
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Cap. 3
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Il giorno dopo Andy si svegliò presto e preparò la colazione, aveva apparecchiato per due. Sharon era ancora a letto. Andy era incredulo, se lo avesse saputo Provenza, sarebbe morto sul colpo! Quella donna! Come la chiamava, quella donna era solo fonte di guai. E che guai! Pensò Andy. Ora sì che era davvero nei guai! Come era successo? Continuava a chiederselo. Ci credi? Sharon Raydor nel mio letto, ci credi? Ha passato una notte d’amore insieme a me. Ci credi: io e lei. Ghignò soddisfatto.
Sharon si svegliò e non trovando Andy accanto, si alzò, sentì il profumo della colazione e i rumori delle stoviglie. Prese la camicia, rimasta a terra la sera prima e l’indossò, lentamente si avvicinò a lui. Era a petto nudo, solo con i boxer, sexy da morire, l’abbracciò da dietro le spalle, mentre stava cucinando i pancakes.
“E’ pericoloso prendere un poliziotto alle spalle …” Sorrise, mentre Sharon mordicchiava la spalla.
“Uhm … davvero … ti stavo solo lasciando i segni del mio passaggio …” Mormorò continuando a mordicchiarlo.
“Credo che mi abbia già marcato con i graffi sulla schiena, sono i tuoi, o sbaglio?”
“Non mi pare ti sia dispiaciuto …” La voce era sensuale, bruciava di desiderio.
Andy spense i fornelli, capì non era più tempo per cucinare, si girò e la baciò “No, non mi è dispiaciuto, Sharon.”
“Capitano Sharon Raydor!” Disse con tono risoluto, fissandolo negli occhi. “Comando io, tenente!”
“Agli ordini, signora!” Si mise sull’attenti e facendo il saluto. Sharon sorrise soddisfatta, inclinò la testa, si mordicchiò il labbro “Non sai quanto ti voglio!”
Andy la prese in braccio, la portò sul divano dove fecero ancora l’amore. Dopo aver fatto colazione, Sharon si fece una doccia veloce e si vestì, doveva rientrare a casa per cambiarsi e andare al lavoro.
“Ti posso accompagnare a casa, se vuoi?”
“Ho già chiamato un taxi. Anche tu ti devi preparare per il lavoro.” Silenzio. “Ehm … Senti Andy.” Il tono si fece serio. “Al lavoro preferirei che tenessimo un atteggiamento professionale e mantenessimo i nostri ranghi.”
“Certo.” Andy era in apnea, credeva che volesse scaricato solo dopo una notte insieme.
“Magari stasera potremmo vederci … dopo il lavoro, sei libero?” Sorrise e ammiccò.
“Sono libero. Ci sentiamo dopo il lavoro e decidiamo cosa fare insieme.”
“Mi hai parlato di quel ristorante italiano … che ne dici se cenassimo insieme?” Sharon si avvicinò pericolosamente a lui.
“Prenoto il mio solito tavolo e non vedo …” Sharon lo baciò ancora, senza fargli finire la frase. Approfondì il bacio e scappò via, altrimenti al lavoro non sarebbe mai arrivato nessuno dei due.
Andy la guardò andare via con il taxi, sorrise soddisfatto, quella donna era travolgente! Cosa era scattato tra loro, non riusciva ancora a capirlo. Ci Credi?! Continuava a ripetersi, sorridendo soddisfatto. Si preparò e andò al lavoro felice.
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“Come è andata la serata di beneficenza?”
“Noiosa.” Rispose Flynn con noncuranza.
A fine della giornata, il capo Johnson mandò tutta la squadra a casa e alla spicciolata ognuno andò via. Provenza propose a Flynn di andare a bere qualcosa insieme, ma declinò l’invito, dicendo che sarebbe andato ai suoi incontri AA. Salutò e andò al parcheggio, verso la macchina. La vide da lontano e sorrise, Sharon era appoggiata alla sua macchina, avvolta nel trench nero, tacchi neri, uno schianto di donna e stava aspettando proprio lui! Ci Credi?! Continuava a ripetersi.
Sharon lo vide e sorrise.
“E’ molto che mi aspetti?”
“Un po’. Andiamo a mangiare? Ho una gran fame!”
“Andiamo allora!”
Salirono entrambi in macchina e andarono Da Giacomo, il ristorante italiano preferito di Andy. Aveva prenotato un tavolo appartato e aveva fatto trovare al tavolo un mazzo di rose rosse per Sharon. Rimase senza parole. Andy era una continua sorpresa, sapeva come trattare una donna e farla sentire unica.
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Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro Sharon entrò a casa, nello studio da suo padre, sapeva di cosa voleva parlare. L’argomento era chiaro: la relazione con Jack. Suo padre aveva notato che alla serata di beneficenza, si era presentata con un accompagnatore ed era andata via con un altro uomo. Suo padre desiderava che sua figlia riprendesse il rapporto con il marito.
La stava aspettando seduto alla scrivania, appena Sharon entrò, le andò incontro, abbracciandola calorosamente. Sharon sapeva che suo padre le stava lisciando il pelo per scagliare la sua opinione, ovviamente negativa, nei confronti dello sconosciuto con il quale era andata via. All’inizio le chiese del lavoro, dei nipoti, giusto per tastare il terreno. Sharon conosceva bene questa tattica, sapeva che stava girando intorno al discorso, solo per poterci arrivare a modo suo.
Infatti ci arrivò, chiedendo senza mezzi termini, notizie di Jack. Sharon fece un ghigno di rassegnazione, sapeva che suo padre voleva che tornasse con Jack, perché era un brillante avvocato e un uomo ambizioso.
Sharon disse che Jack era un profondo egoista, l’aveva tradita con più donne e non si faceva vedere a casa da molto tempo, ormai erano separati e il loro matrimonio era una farsa. Ma suo padre non voleva mollare la presa. Continuò ad elogiare Jack, il suo operato e che in fondo qualche scappatella era anche ammissibile, perché ogni uomo ha delle esigenze e la donna non deve fare altro, che accettare questo dato di fatto.
Solo perché era suo padre a parlare in quel modo, Sharon aveva fatto finta niente, aveva accennato un sorriso sconsolato per un pensiero sessista e maschilista, che suo padre sposava come verità assoluta. Suo padre continuò ancora a parlare di Jack e dell’indissolubilità del matrimonio e del fatto che era una cattolica praticante, ammettendo il fallimento del suo matrimonio, non poteva che dare vergogna alla famiglia.
“Non sono affari tuoi papà, stanne fuori. Te l’avevo già detto, la mia vita non è affar tuo!”
“Ti sbagli mia cara, sono affari miei. Il buon nome della famiglia, il decoro e tutto ciò che noi rappresentiamo, viene messo in ridicolo da questo gesto avventato.”
“Papà sono più di cinque anni che non dormo con Jack e che lui non viene a trovare la sua famiglia. Chiederò il divorzio, fattene una ragione!”
“Sai che non sono d’accordo, parlerò con Jack e vedrai che le cose si rimetteranno a posto.”
“Abbiamo affrontato questo discorso troppe volte, non vuoi capire. Io e Jack non siamo più nulla, per quanto mi riguarda è solo il padre dei miei figli.”
“Non ti riconosco più Sharon, che fine ha fatto la mia bambina?” Chiese suo padre come sconsolato e aprendo le braccia in segno di resa.
“Smettila papà! Sono cresciuta e sono grande abbastanza per prendermi le responsabilità delle mie scelte, quindi chiudiamo questo discorso.” Era scocciata, suo padre non voleva capire.
“Va bene, la chiudiamo qui.”
“Discorso chiuso, papà. Adesso è meglio che vada.”
“Quando conoscerò il tuo nuovo boyfriend?”
“Al momento opportuno lo conoscerai. Ti saluto.” Prese la porta e uscì.
Il procuratore Michael O’Dwyer rimase a guardare sua figlia andar via, era contrariato, non era riuscito a convincerla. Doveva sapere con chi aveva a che fare. Chiamò il suo collaboratore, Jason e gli chiese di scoprire tutto quello che poteva sul tenente Andrew Flynn del dipartimento di Polizia di L.A. e voleva anche il fascicolo personale. Jason annuì e cominciò le ricerche.
Intanto Sharon era tornata a casa, la conversazione con suo padre l’aveva messa di pessimo umore. Aveva il presentimento che la cosa non sarebbe finita lì, perché conosceva bene suo padre. Cercò di cacciare via la tristezza e chiamò Andy, per sentire la sua voce e sperare di poterlo vedere.
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Continua …
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